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Il Venerdì e la lingua italiana

di Tarducci, 29 maggio 2010

Messaggi: 6

Lingua: Italiano

Tarducci (Mostra il profilo) 29 maggio 2010 07:31:06

Il 21 di maggio la rivista di La Repubblica, ha pubblicato un articolo riguardante il rischio in cui versa la lingua italiana, chiamandola "lingua colonizzata". Porta la firma di Paolo Hutter. Coincide con le avvertenze di non pochi esperantisti italiani sull'argomento.

Eddycgn (Mostra il profilo) 29 maggio 2010 17:52:27

Tarducci:Il 21 di maggio la rivista di La Repubblica, ha pubblicato un articolo riguardante il rischio in cui versa la lingua italiana, chiamandola "lingua colonizzata". Porta la firma di Paolo Hutter. Coincide con le avvertenze di non pochi esperantisti italiani sull'argomento.
Leggo spesso La Repubblica, questo articolo mi è però sfuggito.

Se "colonizzata" significa "invasa da neologismi stranieri" allora devo osservare che il tedesco è molto più invaso da anglicismi orribili (Vivo qua da 40 anni). Il problema è che l'autorità della lingua è troppo lenta a trovare parole adatte nella loro lingua.
Quando si svegliano ormai specialmente i giovani hanno già cominciato ad usare questi neologismi.

Esempio: tutti i negozi mettono cartelli con la parola SALE (inglese vendita straordinaria, occasioni). I francesi leggono SALE (sporco), gli italiano leggono SALE (e pepe).

A volte è tale che si potrebbe cominciare ad avere un'antipatia per l'inglese...

Tarducci (Mostra il profilo) 01 giugno 2010 06:47:45

Eddycgn:
Tarducci:Il 21 di maggio la rivista di La Repubblica, ha pubblicato un articolo riguardante il rischio in cui versa la lingua italiana, chiamandola "lingua colonizzata". Porta la firma di Paolo Hutter. Coincide con le avvertenze di non pochi esperantisti italiani sull'argomento.
Leggo spesso La Repubblica, questo articolo mi è però sfuggito.

Se "colonizzata" significa "invasa da neologismi stranieri" allora devo osservare che il tedesco è molto più invaso da anglicismi orribili (Vivo qua da 40 anni). Il problema è che l'autorità della lingua è troppo lenta a trovare parole adatte nella loro lingua.
Quando si svegliano ormai specialmente i giovani hanno già cominciato ad usare questi neologismi.

Esempio: tutti i negozi mettono cartelli con la parola SALE (inglese vendita straordinaria, occasioni). I francesi leggono SALE (sporco), gli italiano leggono SALE (e pepe).

A volte è tale che si potrebbe cominciare ad avere un'antipatia per l'inglese...
Ad esempio esiste un sito www.centopercentoitaliano.it ; che fa luce sull'argomento.

Eddycgn (Mostra il profilo) 02 giugno 2010 15:25:24

Sono completamente d'ccordo!
Vale anche per il tedesco e altre lingue...

WinstonSmith (Mostra il profilo) 10 giugno 2010 12:01:38

All'indirizzo http://www.achyra.org/forestierismi/list.php si trova un'utilissima lista di sinonimi italiani per i principali termini usati scorrettamente nella loro forma inglese. ridulo.gif

Ganavion (Mostra il profilo) 24 agosto 2010 09:37:31

Il problema è che nessuno conosce perfettamente la propria lingua, e tantomeno quelle altrui.
Forse non tutti riflettono sul fatto che una lingua descrive cose che a volte appartengono ad esperienze, conoscenze, gerghi, campi particolari.
Tradurre bene queste parole o frasi vorrebbe dire aver ben chiaro cosa significano, e come si dica la stessa cosa nella propria lingua.
E questo a volte è estremamente difficile.
A volte queste espressioni appartengono a campi nuovi e specialistici, e non è detto che il corrispondente termine esista davvero nella propria lingua, e se anche esiste, per conoscerlo bisognerebbe essere esperti di quel campo, o per lo meno avere avuto l'occasione di incontrare già proprio quel termine.
Così, nel dubbio,per colpa della tua ignoranza in materia, lasci il termine inglese, che si diffonde sempre di più, sempre a causa di questo meccanismo causato dall'ignoranza di chi traduce.
Un mio amico medico, persona a cui non potevo rifiutare un favore, sapendo che conosco l'inglese mi chiese la traduzione di un articolo medico.
Bene, io credo che se l'articolo fosse stato in italiano non avrei capito molto di più.
Non era che avessi problemi con l'inglese in sé, infatti, ma avevo grossi problemi con la materia, trattata ad un livello molto specialistico, e quindi incomprensibile per chi non ha dimestichezza con la terminologia medica.
Così capii che (più importante di conoscere la grammatica) per tradurre un testo tecnico bisogna conoscere la materia.
Buona parte di ciò che si studia all'Università è vocabolario. Quanta gente, leggendo un testo tecnico in italiano, ma molto specialistico, non capirebbe un'acca ?
Io tra questi, quando ci muoviamo in un campo non mio.
Per questo dico che non conosciamo nemmeno la nostra stessa lingua, nessuno, perché per conoscerla dovremmo essere laureati in tutte le materie esistenti, ed aver pratica di tutti i mestieri e di tutte le arti.
Non basterebbero mille vite per riuscirci.
Così, quando il povero traduttore, magari persona estremamente colta, ma ignorante della materia che deve tradurre, si trova qualcosa che non capisce, si trae d'impaccio lasciandola in inglese.
L'ho fatto anch'io, che in quanto ad ignoranza, modestamente, non mi manca ridulo.gif
E di tutto questo l'inglese, naturalmente, si avvantaggia.
Secondo me.

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