Ciao Eddi. Sono d'accordo e hai ragione. E forse nei casi estremi che descrivevo non sarebbe più troppo preciso parlare di pena di morte, anche se l'espressione "opportunità legalizzata per il suicidio", qualora fosse una vera opportunità, condurrebbe a tutti gli effetti al diritto di scontare la pena con la morte, qualunque la qualità della sentenza. Tutto ciò si riferisce sostanzialmente al fatto che ho la forte impressione che per certi crimini, certi regimi o persone crudeli, non ritengono che una morte dignitosa del criminale sia una punizione adeguata o sufficiente per "saldare il conto con la società" (o anche, e più pateticamente, con Dio, come nel caso delle teocrazie). Anche in quei casi orribili di omicidi plurimi che fanno inorridire la gente e che generalmente risultano nella carcerazione a vita, sarebbe auspicabile che fosse sempre garantito il beneficio del dubbio, ed eventualmente la possibilità di andarsene. Se non altro, una politica che piuttosto cinicamente farebbe un favore al problema del sovraffollamento delle carceri e alle tasche dei contribuenti. Secondo me, uno stato con orgoglio democratico non si dovrebbe mai abbassare al rischio di commettere degli obrobri o infliggere delle punizioni palesemente disproporzionate al crimine. Per quanto riguarda il desiderio di morire, c'è da considerare che questo desiderio (io direi "disperata via d'uscita") solitamente svanisce con la cessazione del trattamento crudele o tortura. Quanto vale la libertà? Quanto tempo o quanti anni vale la pena di passare in una cella di 16,20 metri quadri con altre cinque persone disponendo, dunque, di una superficie di solo 2,7 metri quadri, è una decisione che non vorrei mai trovarmi nella situazione di dover fare ma che vorrei poter fare quando la speranza che la mia situazione cambi non è più sentita. In questo caso specifico che ho riportato dal corriere.it per fare un esempio, dopo sei mesi il detenuto è stato trasferito con un'indennità irrisoria di mille euro. Una scampagnata, direbbero certuni della detenzione solitaria. Ma bada che qui ancora non ho discusso l'eutanasia, dove è chiaro che in certi casi di malattie terminali, per certi pazienti, questo desiderio persisterà fino alla morte nella maggior parte dei casi. Nei malauguratissimi casi estremi in cui le due cose dovessero coesistere, il trattamento crudele e/o le terapie punitive talvolta illegali rappresenterebbero un'ulteriore, abominevole aggravazione. Comunque, "io speriamo che me la cavo".
Kursivo.